Wednesday, June 15, 2011

Poi magari dopo (è la dura legge del gol)


Rabbia.
Tra le altre cose che faccio - che quest'anno sono state mille al giorno e migliaia di pagine ho scritto io quest'anno - sono la metà di uno studio editoriale/grafico. Si chiama Absink. Quello che facciamo è fare fascicoli, magazine e libricini per gente come Disney e DeAgostini e insomma roba così. E mi ci diverto. Perché ad esempio ora stiamo facendo dei libricini metà in inglese metà in italiano per i bambini e quando ci lavoro devo guardarmi i vecchi classici Disney o i nuovi film Pixar e sistemare il testo e ideare i giochi. Ed è una cosa bella, ci metto un po' di cuore, perché so che c'è una Bambina Grassa di Seymour là fuori che a quei libricini ci tiene e li aspetta. E poi mi pagano e siccome anche io devo magiarepagareilmutuocomprarelecose i soldi mi servono. Punto. E basta.

Dico di più, a volte è rinfrescante - molto diverso da dover scrivere una sceneggiatura che NON ne vuoi sapere e che quella sì rovina quello che sei, ti rovina il mezzo che hai, come montare il portapacchi carico su una ferrari. Si è mai visto? No. Non si è mai visto.
Quando prepariamo i progetti ci chiamano perché noi ci mettiamo l'anima. Non importa quanto sia piccolo o "venduto" noi ci mettiamo idee, le nostre idee, e le nostre notti insonni. Io lo faccio per la Bambina Grassa di prima e rompo le palle che manco Sheldon al povero Ale Minoggi che mi fa dà metà. E alla fine viene fuori una cosa che tutti restano a bocca aperta e che bello, il progetto più bello dell'anno.

Poi succede, immancabilmente, come oggi. Che mi chiamano e mi dicono: eh, allora, questo lo togliamo perché magari non ci danno l'approvazione e non vorrei che poi - questo no, perché è difficile da concepire - questo no perché noi di questo personaggio non possiamo sapere queste cose, le sanno gli autori non noi. E via così. Che posso pure capire, eh. Le logiche del mercato, di quello che sta più in alto. Per carità, pure loro devono pagare il mutuo etc. Non è quello. Sono io. Io che ascolto e poi dico: ok, poi magari dopo vediamo. Poi magari dopo un cazzo, non c'è un poi magari dopo. Mi fa arrabbiare. Mi fa arrabbiare perché in questo cavolo di Paese siamo sempre a questo punto. Provi un 10, magari addirittura un 11, e immancabilmente devi scendere a 3. Carrellata di libri, serie TV, film ed esseri umani d'Italia, please. E poi cominci a pensarlo. Le cose sono così e basta. Questo pensi. E lo accetti, te lo fai circolare nel sangue, te lo innesti nelle mani e nelle pause della giornata. Te lo mangi, e te lo fai piacere. Lo digerisci pure, diavolo. Questo è. E io non voglio. Sono una testa di cavolo. Non capisco mai come fare a trovare il modo. Il maledetto MODO. Zooey me lo ripete sempre e io insisto ad andare in giro con quel libro bianco e a rifiutare una santa zuppa di pollo fatta in casa. Non imparo mai. Mai.

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